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NoL' espropriazione forzata
Cosa comporta e in quali casi è prevista
L’espropriazione forzata consiste in un procedimento esecutivo coattivo finalizzato a sottrarre al debitore alcuni beni del suo patrimonio per venderli e convertirli in denaro al fine di soddisfare le richieste dei creditori.
Esistono 3 tipi di espropriazione forzata: mobiliare, immobiliare e presso terzi.
L’espropriazione forzata nasce dal principio di responsabilità patrimoniale espresso nell’art. 2740 del Codice Civile secondo cui “Il debitore risponde dell'adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri.”. Dall’altra parte “Il creditore, per conseguire quanto gli è dovuto, può far espropriare i beni del debitore […] “come previsto dall’art. 2910.
Come funziona l’espropriazione
Il creditore presenta un’istanza presso l’ufficiale giudiziario che ha il compito di procedere al pignoramento dei beni indicati, come disciplinato dal art. 491 del Codice di Procedura Civile. Il processo di espropriazione è diretto dal giudice dell’esecuzione nominato dal presidente del Tribunale.
Nello specifico possono essere oggetto di pignoramento i beni appartenenti al patrimonio del debitore o beni posti a garanzia del credito che non siano soggetti a diritti esclusivi previsti dalla legge, come il pegno e l’ipoteca. La scelta della tipologia dei beni è a discrezione del creditore.
Il processo di espropriazione forzata si articola i 3 momenti diversi. In primo luogo, il creditore individua e mantiene l’elemento attivo del patrimonio del debitore e questo avviene con il pignoramento. In secondo luogo, l’elemento attivo deve essere trasformato in liquidità, che verrà infine destinata al creditore o ripartita tra i diversi creditori.
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L’atto pubblico è un documento redatto, con le formalità richieste dalla legge, da un notaio o altro pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede nel luogo in cui l’atto è formato (Art. 2699 c.c.).
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